Itinerari


ITINERARIO: ALBISOLA - BRIC BREGALLA - SANDA

Risalendo via dei Siri raggiungiamo il colletto dove passava l'antica via romana; lasciamo tale stradina con una curva in salita molto stretta " a farfalla " superando un caratteristico ponte, che conservava fino a poco tempo fa una targa di marmo con incise le parole li " VIRTUTE VIR TUTUS ". Incontriamo subito un edificio imponente con torre a loggetta e robusti muri che proteggono cortile e giardino. Tale villa era stata costruita sul terreno acquistato da Francesco dei Siri, speziale nel 1612. La famiglia Siri fece subito fortuna a Roma al tempo di Urbano VIII e poi rapidamente si spense. La proprietà passò, in seguito, ai Balbi e la villa fu ridotta a casa colonica; ma conserva tuttora un suo notevole prestigio architettonico. La stradina prosegue fra gli ulivi e giunge, dopo circa km. 1,500 da corso Mazzini, al gruppo di case chiamato " Costa dei Siri ". Fin qui si può giungere anche in auto. Superate le case e lasciando a destra il sentiero che porta verso la vasca dell'acquedotto, si continua in salita, passando a fianco dei giardini recintati di alcune villette. Dopo 10 minuti (10') si lascia a destra il sentiero per Pecorile; dopo 20', a un altro bivio, si prosegue invece a destra. Si arriva così nei pressi di due tralicci ENEL (30'). Facendo il giro intorno al traliccio verniciato s'imbocca il nuovo sentiero; spicca sullo sfondo in mezzo al verde - l'abitato di Gameragna.


I SENTIERI DEL BENESSERE

Un entroterra bellissimo. E quasi del tutto sconosciuto. Da cui si può ammirare, da diverse altezze, il mare che fa da sfondo a una successione di montagne. Con il verde padrone assoluto e piccoli borghi che testimoniano una presenza umana radicata nei secoli, E' una scoperta dell'entroterra ligure per chi ha la curiosità giusta e il piacere di scoprire un piccolo mondo che ha saputo conservarsi. Un viaggio che, da Albisola, si può fare in tanti modi. Prendendo, ad esempio, in auto la strada che da Albisola Superiore porta a Ellera e da qui, attraverso una strada immensa nel verde, fino a Stella S. Giovanni, il paese di Pertini (le sue ceneri riposano nel piccolo cimitero, appena sopra il paese), per poi tornare in Riviera percorrendo la  statale che scende dal Sassello. Ma è in mountain bike che si fanno le scoperte più belle. Perché si può, ovviamente, arrivare dove l'auto  non può passare. Lascia la strada provinciale poco dopo Ellera e si inerpica fino a Stella Corona; di qui plana fino a S. Giustina, da dove anziché scendere giù per la valle che riporta ad Albisola, si può salire verso i prati che costituiscono l'altipiano del Polzemola. Un pò di fatica e poi si inizia la discesa: su San Martino prima e su Gameragna poi, da dove, dopo breve tratto ripido e tortuoso, si ritrova la statale del Sassello, più o meno all'altezza del del Km. 5. Un'idea , nulla più. Per una gita che è una full immersion nell'ambiente e che sa regalare soddisfazione a chi si cimenta. In quella Liguria che è ormai riconosciuta a valorizzata anche a livello turistico come una palestra a cielo aperto. E offre la possibilità di fare tanti sport a stretto contatto con la natura.



ITINERARIO PEDONALE NELLA TERRA DEI VASAI

Si consiglia di iniziare questa ricerca dalla chiesa di Albisola Marina dedicata a N.S. della Concordia, che conserva un pannello, di circa due metri., composto da 50 piastrelle con rappresentata l'Adorazione dei Pastori. Si esce dal sagrato e si giunge nella via dei ceramisti, sotto i portici si segnalano alcuni pannelli in ceramica anni '70. Dal centro storico si suggerisce di trasferirsi sulla "passeggiata degli Artisti" decorata con grandi pannelli (10 x 5) tutti firmati da artisti. Sulla stessa passeggiata sul mare si trova il Monumento dei Caduti di Leonardo Leoncino. Su un semplice blocco di cemento greggio, sul lato a monte, è posto un pannello, composto da grossi elementi in ceramica a finitura "mat" (opaca).  Sul lato opposto, verso il mare un gruppo familiare sotto un volo di colombe che richiama la pace e la speranza. Proseguendo verso il centro di Albisola davanti alla piazzetta del comune, si incontra il pannello di Lucio Fontana: alcuni essenziali cerchi blu, arricchiti da tre sculture in bronzo, "Donna con colombe" un'altra opera di Fontana. Conclusa a levante la visita alla "passeggiata degli Artisti" si giunge in vista della Fabbrica di G.Mazzotti, collocata alla foce del torrente Sansobbia. La costruzione datata 1932, fu progettata dall'architetto futurista Diulgheroff, fondata nel 1903 da Giuseppe Mazzotti questa fabbrica ha promosso quel rinnovamento artistico negli anni '30, sull'onda del secondo futurismo, di cui Tullio Mazzotti, <Tullio d'Albisola>, fu uno dei protagonisti. Il marchio M.G.A. (Mazzotti Giuseppe Albisola) è molto conosciuto e stimato da tutti gli amanti della ceramica. Gli attuali proprietari hanno ordinato un piccolo Museo. Presso un'altra manifattura albisolese, la ditta Pacetti, si trova un piccolo giardino in cui sono ambientate alcune opere in ceramica. Superando il fiume si continua sulla via  si passa la via Mazzini, si continua fino ad arrivare al Museo della Ceramica Trucco (C.so Ferrari 194) dove è custodita la produzione di ceramica più antica.



I MULINI DEL COLORE DI ELLERA

L'esistenza di mulini nella valle del torrente Sansobbia, a monte di Albisola, è attestata già in documenti del XII secolo. Erano mulini da cereali appartenenti all'abbazia di San Quintino di Spigno quali pertinenze delle chiese di Santa Maria e di San Salvatore di Ellera. Tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII alcuni mulini vengono adattati alla macinazione di vernici e colori destinati alle fabbriche di ceramiche. Il più antico mulino da colore è quello "delle Chiappe", che è registrato nel catasto del 1612 in capo a Nicolo Isola, proprietario di un "edifìcio da vascelami" in Albisola Marina. Segue nel 1640 un edifìcio per macinare colori allestito nel complesso dei "molini d'alto" di proprietà di Gaspare Isola. Nel 1672 si ha notizia di un mulino da colore nel cosiddetto "prato di Ellera". E' il mulino detto "di Gallò" dal soprannome dato ad un ramo della famiglia Rossello che ne era proprietaria. Ma l'incremento più massiccio dei mulini da colore lo si registra attorno alla fine del XVIII secolo con l'entrata in funzione di ruote da colore nei due mulini del centro di Ellera appartenenti l'uno alla Compagnia del suffragio delle anime della parrocchia di San Bartolomeo, l'altro per metà ad un ramo della famiglia Rossello e per metà alla Compagnia del rosario. Ancora ai Rossello apparteneva il piccolo mulino "del Campasse" che attingeva acqua dal rio di Montegrosso, risultante come mulino da colore nel catasto della Repubblica Ligure del 1799. Risale probabilmente a questo periodo anche l'installazione di una ruota da colore nell'antico mulino "di Marrone" a monte di Ellera, già citato nel 1612 come mulino da grano, e l'analoga operazione compiuta nei mulini "dell'Olmo", noti già dal catasto del 1569. Nello stesso periodo, cioè quello della Repubblica ligure, il territorio di Ellera, dai mulini "dell'Olmo" ai confini con Stella, si stacca da Albisola Superiore e costituisce un comune a sé, che vivrà come tale sino al 1931 per ricongiungersi quindi nuovamente al capoluogo. Nel corso dell'Ottocento vengono attivati due nuovi mulini da colore, entrambi a monte di Ellera, quello "di Remenùn" della famiglia Codino e quello "di Barbàn", il più settentrionale, di un ennesimo ramo della famiglia Rossello, quindi dei Salvo. Fu anche, per un certo periodo, un mulino da colore quello, costituito da due piccoli edifìci gemelli tra i quali era sistemata la ruota e che era chiamato " mulino di Bensìn", che fu poi utilizzato per produrre la prima energia elettrica fornita all'abitato di Ellera. La macinazione del piombo, ultimo prodotto fornito dai mulini di Ellera alle fabbriche di ceramica di Albisola, cessa attorno al 1930, quando chiude il mulino di Gallò, che viene trasformato in segheria. La valle di Ellera è caratterizzata dai mulini e dai lunghi canali, o "beudi", che portavano l'acqua prelevata dal torrente ad azionare le grandi ruote in legno fissate all'esterno dei mulini. Il movimento impresso dalla cascata d'acqua alla ruota veniva trasmesso, attraverso la parete, ai meccanismi di macinazione posti all'interno. Alcuni mulini sono serviti da un proprio "beudo", altri sono collegati tra loro in un complesso sistema di canalizzazioni che, per servire i mulini dell'una e dell'altra sponda, attraversava varie volte il torrente Sansobbia a mezzo di tronchi d'albero scavati, per terminare ad Albisola Superiore, dove veniva utilizzato per l'irrigazione degli orti. Purtroppo l'alluvione del settembre 1992 ha arrecato ai mulini di Ellera danni irreparabili, distruggendo le dighe che sbarravano il corso del Sansobbia per fornire l'acqua ai "beudi" e, in alcuni casi, i "beudi" stessi, provocando la scomparsa di un ambiente di acque e vegetazione di rara bellezza.

 

Durata escursione: 2 ore circa Interesse: Storico-Artistico. Dalla prima metà del XVII secolo si svilupparono, nella zona di Ellera, mulini che macinavano i materiali per la preparazione delle vernici per la ceramica (tali mulini rimasero attivi sin verso il 1930). Nei testi del censimento dei mulini da  parte del prefetto Chabrol si parlava di 18  mulini ad acqua destinati alla preparazione di vernici, ma forse il prefetto parlava di ruote da colore, poiché dai documenti ritrovati risultano, nel territorio di Ellera,  solamente 10 mulini: 1 Mulino dell’Olmo; 2 Mulino delle Chiappe (si legge Ciappe) ; 3 Mulino d’Alto; 4 Mulino del Gallò; 5 Mulino del Suffragio (Ristorante); 6 Mulino del Rosario o del Beo (Ristorante); 7 Mulino del Campasso; 8 Mulino di Remenun; 9 Mulino di Marone; 10 Mulino di Barban. Curiosità: I Beudi (o Bei in dialetto) erano canali di legno, poi rifatti in cemento, lunghi anche diversi chilometri, che scorrevano con una leggera  pendenza rispetto al fiume che affiancavano.  Il dislivello provocava la caduta dell’acqua in cascata sulla ruota del mulino per metterla in movimento. Le Pietre o Macine erano di due tipi: quelle fisse o dormienti (poste sotto e lisce) e quelle di movimento o attive (poste  sopra e, a volte, a spicchi). Le macine  da grano, di pietra giallastra, erano larghe e piatte, abbastanza sottili; le macine da piombo, in pietra grigia, erano più massicce, con lo stesso diametro, ma più spesse.


PARCO ZAMBELLINI da “F. De Andrè” Albisola Superiore

Si parte da Piazza Giulio II, dall’uscita della stazione ferroviaria; prima di iniziare la passeggiata ci si può soffermare a visitare il complesso archeologico di epoca romana risalente ai secoli V – VI d.c. e la attigua chiesetta di S. Pietro. Ponendosi fronte alla stazione ci si avvia verso destra fino ad incontrare un tunnel che passa sotto la ferrovia (poco illuminato). A fine tunnel si gira a destra per via Paolo VI, strada che fiancheggia a destra l’autostrada, a sinistra orti e serre. Al termine della strada si prosegue a sinistra, su un tratto di vecchia “Creusa” e s’incontra la chiesa di S. Rocco; si svolta a destra per via dei Siri seguendo l’indicazione “Parco Zambellini”; in pochi minuti si giunge all’ingresso del parco, al cui interno è presente una villa ottocentesca, ora adibita a residenza per anziani. Il parco, ricco di flora tipica della macchia mediterranea, occupa una porzione di collina esposta a sud – ovest; un percorso botanico si snoda in salita fino a raggiungere un punto panoramico che spazia su tutto il territorio albisolese; tra le specie presenti ricordiamo il bambù, il corbezzolo, le palme, le piante officinali.

Tempo di percorrenza: 15 minuti, escluso visita al parco Dislivello: 80 metri nel parco Segnavia: assente Interesse: naturalistico Curiosità: è presente nel parco una casetta di avvistamento per uccelli migratori. 


ALBISOLA MARE AL SANTUARIO DI SAVONA da “F. De Andrè” Albisola Superiore

Si parte da Piazza del Popolo (dove ha sede il Comune di Albissola M.) e si procede in direzione monte per via Colombo. Arrivati in piazza della Concordia si sale a sinistra per via I. Negri quindi ci si immette a destra in via Collette e la si percorre tutta in salita, fino agli ultimi numeri civici, dove ha termine la strada asfaltata. Un breve tratto di discesa sterrata, fra piante di ulivo, conduce fino ad un bivio: si prende a destra per una ripida salita con tratti in asfalto alternati a sterrato, fino ad arrivare su una strada asfaltata (proveniente da v. Ranco) che si apre sul

golfo di Savona. Si prosegue a destra, in salita, tralasciando una deviazione a sinistra che conduce per v. S. Nazario fino a Savona. Al termine della salita, inizia una sterrata: al primo bivio si svolta a destra e si prosegue sulla strada principale, tralasciando le secondarie che si intersecano, fino ad arrivare ad un ripetitore. Da qui si scende fino ad incontrare un piazzale, incrocio di più strade; si prosegue in leggera salita a mezza costa su sterrato, fino a raggiungere la cappella votiva della Madonna del Crovaro. Si prosegue affrontando una ripida salita fino a raggiungere un gruppo di case (località Priocco); si oltrepassano e si prosegue per poche centinaia di metri fino alla località Palaiella (533m.) Qui si incontra un bivio: si lascia la strada principale per scendere, a sinistra, su strada asfaltata per una lunga discesa che conduce, in circa 45’, al Santuario della Misericordia di Savona. Il ritorno ad Albissola Marina è garantito dal servizio di autobus della linea Santuario – Savona, con coincidenza con la linea Savona – Albisola.

 

 

Tempo di percorrenza: 4 ore circa Dislivello: m 530 in salita, m. 350, circa, in discesa Segnavia: assente Difficoltà: escursionistica Curiosità: questo itinerario era uno dei principali percorsi seguiti dai fedeli provenienti dalla riviera di Levante, per arrivare al Santuario della Misericordia di Savona in occasione delle ricorrenze religiose. Collegamenti: linee di mezzi pubblici Santuario - Savona. Itinerario alternativo: pochi metri prima del cappella della Madonna del Crovaro, si diparte un sentiero sulla sinistra (mantenuto generalmente in buone condizioni dalle squadre di cacciatori della zona) che in circa 30’ conduce, sulla strada provinciale 12, alla frazione S. Bernardo. Da tale località si procede sulla provinciale in direzione monte per circa 1 km, fino ad arrivare al Santuario della Misericordia.



IL CASTELLARO ALLA PACE da “F. De Andrè” Albisola Superiore

Dalla piazza della chiesa di S. Nicolo si imbocca V. Emilia, fino a raggiungere, sulla destra, una scalinata e quindi un sentiero in salita che porta al Castellaro (15 min.). Poco prima del Castellaro si incontra un bivio: imboccando il sentiero a destra si raggiungono in pochi minuti i ruderi dell’antico castello (panorama a 360°), seguendo, invece, il sentiero di sinistra si prosegue fra “fasce” coltivate ed uliveti. Il sentiero sale fino a raggiungere “Pin du Ciulla”, una pineta (pino domestico) quasi interamente distrutta dagli incendi negli anni scorsi. In leggera discesa si raggiunge “Pian Gaggin”. Tra pinastri ed arbusti della macchia mediterranea si raggiunge una radura (Prato dello specchio). S’imbocca il sentiero in salita (tracce) e tenendo la destra si arriva allo spartiacque. In alto, di fronte a noi, si intravvede la casa di “Banin”; proseguendo in direzione della casa, prima di raggiungerla, si piega ancora a destra. Arrivati  ad un vecchio ovile si percorre un sentiero che, in ripida discesa, ci conduce alla strada statale del Sassello. Da qui è possibile tornare al punto di partenza a piedi, seguendo la statale, oppure utilizzare il mezzo pubblico che fa capolinea al Santuario della Pace.

 

Tempo di percorrenza: 2 ore circa Dislivello: m. 200 circa Segnavia: Interesse: paesaggistico / naturalistico Collegamenti: linee di mezzi pubblici dal Santuario della Pace(Albisola S – Savona) Il castellaro: castello più volte manomesso e riedificato, ha le proprie origini in epoca medioevale; faceva parte di un sistema di fortilizi del marchesato aleramico. Passato di proprietà  prima al libero Comune di Savona ((1216) poi alla Repubblica di Genova (1251)  venne presidiato fino al 1805 quando, con la venuta di Napoleone,  fu abbandonato e andò ben presto in sfacelo. I ruderi si sviluppano per una lunghezza di 70m. ed una larghezza di 24 m. con orientamento nord – sud. Dagli spalti il panorama è magnifico.